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La crisi della produzione automobilistica europea mette a rischio milioni di posti di lavoro

Un'analisi approfondita sul calo della produzione delle principali case automobilistiche e le sue conseguenze sull'economia dell'UE.
  • La produzione automobilistica rappresenta oltre il 7% del PIL dell'UE e impiega più di 13 milioni di persone.
  • Circa un terzo delle linee di produzione delle principali case automobilistiche europee sono rimaste sotto la soglia produttiva, secondo Bloomberg News.
  • Volkswagen ha proposto la chiusura delle fabbriche tedesche, minacciando di revocare garanzie occupazionali storiche.
  • Volkswagen intende risparmiare 10 miliardi di euro entro il 2026 per sopravvivere alla transizione verso i veicoli elettrici.

La riduzione della produzione delle principali case automobilistiche in Europa sta segnando un calo senza precedenti, dovuto al declino della competitività dei paesi europei, ai costi energetici elevati e agli scarsi risultati nella transizione verso i veicoli elettrici. La crisi nel comparto automotive sta colpendo duramente l’intera economia Europea, poiché rappresenta oltre il 7% del PIL dell’Unione Europea e garantisce impiego a oltre 13 milioni di persone. Secondo una ricerca di Bloomberg News, circa un terzo delle principali linee di produzione delle cinque maggiori case automobilistiche d’Europa – BMW, Mercedes-Benz, Stellantis, Renault e VW – lo scorso anno sono rimaste sotto la soglia produttiva, rimanendo ben al di sotto del loro potenziale.

Il numero annuo di vendite di automobili in Europa si ferma attorno ai tre milioni, un numero molto distante dai livelli pre-2020. Segno evidente della crisi del settore è stata la mossa della Volkswagen, il principale produttore automobilistico europeo per vendite, che ha proposto di chiudere le sue fabbriche tedesche per la prima volta nella storia e di revocare le garanzie occupazionali presenti da decenni negli stabilimenti di Wolfsburg, Hannover, Braunschweig, Salzgitter, Kassel ed Emden. L’annuncio ha scatenato un intenso dibattito con i sindacati, minando il modello produttivo tedesco basato per anni sulla collaborazione tra industria, sindacati e politica.

La crisi energetica e la transizione all’elettrico

In aggiunta all’aumento dei costi di produzione dovuti ai costi energetici elevati e alla concorrenza con Paesi come Stati Uniti e Cina, le case automobilistiche europee soffrono degli enormi costi derivanti dalla transizione verso i veicoli elettrici. Proprio la Volkswagen ha intrapreso misure di riduzione delle spese, mirate a risparmiare 10 miliardi di euro entro il 2026, nella speranza di sopravvivere alla transizione verso i veicoli elettrici, nonostante il mercato dell’elettrico non stia crescendo come previsto. Diverse aziende automobilistiche hanno ridimensionato i loro obiettivi di elettrificazione a causa della domanda tenue.

Nonostante la domanda vacillante, VW ha mantenuto inalterati i suoi obiettivi per il 2030, con l’intenzione di far sì che i veicoli elettrici rappresentino il 70% delle vendite in Europa e il 50% negli Stati Uniti e in Cina. La situazione è particolarmente critica in Germania, dove le case automobilistiche, dopo aver sostenuto la produzione di automobili con motore a combustione interna per decenni, devono ora navigare la transizione verso i veicoli elettrici.

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Effetti sul mercato del lavoro e sulle politiche industriali

La crisi dell’industria automobilistica si inserisce in un contesto già fragile per l’economia europea, che ha visto una recessione tecnica nel primo trimestre del 2023 e ora rischia un ulteriore rallentamento a causa del criptaggio di un settore chiave come quello automobilistico. Negli ultimi tempi, i lavoratori hanno manifestato forti proteste contro il modello produttivo tedesco, caratterizzato da stipendi non adeguati rispetto all’alta inflazione. A fine settembre, sono programmati incontri tra VW e il sindacato IG Metall per negoziare un nuovo accordo di lavoro per sei dei loro stabilimenti in Germania.

Quasi tre anni di conflitto hanno lasciato incerto il futuro dell’Ucraina, mentre la Germania si trova in recessione diciamo costantemente dal 2023. L’apparato industriale tedesco è messo a dura prova da questa situazione critica, che ha anche favorito la crescita di partiti politici di estrema destra in Germania e in altre parti d’Europa. Non solo la Germania è epicentro della tempesta, in quanto pilastro dell’industria europea, ma l’allarme per una crisi industriale ed economica è diffuso in tutta Europa, spingendo molti gruppi industriali a implementare drastiche ristrutturazioni.

La necessità di una politica industriale europea

Come in altri comparti, si avverte l’urgenza di una politica industriale unitaria a livello europeo, rispondendo ora principalmente coi dazi sulle auto elettriche provenienti dalla Cina. L’aumento dei costi posti dall’escalation dei prezzi energetici, scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina, ha inflitto seri danni all’industria europea, e in primis tedesca. Tale emergenza è stata superata meglio del previsto grazie a costose alternative al gas russo come il GNL proveniente dagli USA. Tuttavia, le speranze di una rapida ripresa dell’industria europea si sono affievolite, benché l’economia complessiva della zona euro sia tornata a crescere.

L’industria manifatturiera dell’Europa centrale ha subito un’ulteriore debolezza a luglio, confermando i peggiori timori degli analisti riguardo alla direzione che l’economia del blocco sta prendendo. L’impennata dei costi dell’energia, dovuta principalmente alla crisi ucraina e alle tensioni in Medio Oriente, sta mettendo in luce la vulnerabilità economica della Germania, la quale è davanti a un’enorme incertezza riguardante le future forniture di energia. Questo scenario mette a dura prova la capacità di resistenza economica non solo della Germania, ma di tutta l’Unione Europea, vista la stretta dipendenza economica che lega tra loro gli stati membri.

Bullet Executive Summary

La crisi dell’industria automobilistica europea rappresenta una sfida senza precedenti per l’economia del continente. La combinazione di alti costi energetici, perdita di competitività e difficoltà nella transizione all’elettrico ha messo in ginocchio un settore chiave, con ripercussioni su milioni di posti di lavoro e sul PIL dell’UE. La situazione richiede un ripensamento delle strategie industriali ed energetiche per evitare un declino irreversibile.

Nozione base: La difesa dei consumatori è cruciale in un contesto di crisi industriale, poiché garantisce che i diritti dei lavoratori e dei consumatori siano protetti durante le ristrutturazioni aziendali e le transizioni tecnologiche.

Nozione avanzata: L’economia circolare può offrire soluzioni innovative per la crisi industriale, promuovendo la sostenibilità e la riduzione dei rifiuti attraverso il riutilizzo e il riciclo dei materiali, contribuendo così a una maggiore resilienza economica e ambientale.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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