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Dubbi sulla trasparenza del Recovery Fund: cosa c’è dietro gli investimenti verdi

La Corte dei Conti Europea contesta la reale destinazione dei fondi climatici del Recovery Fund, segnalando discrepanze significative e criticità nell'uso del 'coefficiente climatico'. Scopri di più sui progetti controversi e le raccomandazioni future.
  • La Commissione Europea ha dichiarato che il 42,5% dei fondi del Recovery Fund è stato allocato per progetti climatici, ma la Corte dei Conti contesta almeno 34,5 miliardi di euro.
  • Il coefficiente climatico è stato utilizzato per assegnare fondi a progetti con impatto ambientale minimo o nullo, come la digitalizzazione del sistema di approvvigionamento idrico che ha ricevuto un 40% di coefficiente climatico invece di 0%.
  • La Corte raccomanda maggiore accuratezza nell'analisi dei progetti climatici per evitare sovrastime e garantire che le somme realmente impiegate per il clima siano chiare e trasparenti.

La recente relazione della Corte dei Conti Europea ha sollevato dubbi significativi sulla trasparenza e l’efficacia degli investimenti verdi del Recovery Fund. Secondo il comunicato, almeno il 37% delle risorse del Recovery Fund, noto anche come Piano di Ripresa e Resilienza, doveva essere destinato a progetti climatici. Tuttavia, a febbraio 2024, la Commissione Europea ha dichiarato che il 42,5% dei fondi, pari a 275 miliardi di euro, era già stato allocato per tali scopi. La Corte, però, ha contestato questa cifra, sostenendo che è stata gonfiata di almeno 34,5 miliardi di euro.

Joëlle Elvinger, relatrice dello studio, ha affermato che il contributo reale del piano all’azione per il clima non è chiaro, evidenziando un elevato livello di approssimazione e poche indicazioni su quanti soldi vadano davvero alla transizione verde. La Corte ha anche criticato l’uso del “coefficiente climatico” per valutare i progetti, sottolineando che in alcuni casi i fondi sono stati spesi per soluzioni che avevano un impatto ambientale minimo o nullo.

Progetti Etichettati come Verdi: Un’Analisi Critica

La Corte dei Conti ha messo sotto accusa vari progetti etichettati come ecologici dai governi, ma che in realtà sembrano avere poco a che fare con l’ambiente. Un emblema di questo è stato un progetto di miglioramento della gestione delle risorse idriche, al quale è stato attribuito un coefficiente climatico del 40%. In effetti, i fondi sono stati spesi per digitalizzare il sistema di approvvigionamento idrico, un’iniziativa che avrebbe dovuto ricevere un punteggio climatico dello 0%.

Per prevenire tali situazioni in futuro, la Corte raccomanda un’analisi più accurata e specifica dei progetti legati al clima. Inoltre, ha sottolineato il pericolo di sovrastime nei costi delle iniziative verdi, poiché gli Stati spesso comunicano solamente le stime di spesa previste senza fornire i resoconti delle esenzioni effettive. Questo genera un’assenza di chiarezza riguardante le somme realmente impiegate per il clima. Preoccupazioni sono state espresse anche riguardo ai potenziali impatti ambientali negativi di alcuni progetti approvati senza preliminari valutazioni, come quella di una grande diga idroelettrica.

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  • Questo è un disastro! 💸...
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Il Futuro del Green Deal Europeo

Le critiche della Corte dei Conti rappresentano un serio monito per il futuro del Green Deal, il progetto della presidente della Commissione Ursula von der Leyen per un’Europa “climate neutral” entro il 2050. Nonostante von der Leyen abbia dichiarato di voler continuare con risolutezza la transizione verde, le resistenze interne e le crescenti perplessità sull’anchezione ambizione del Green Deal da parte di alcune nazioni, come la Polonia, rendono il quadro più complesso.

Secondo indiscrezioni, von der Leyen potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di delegare la responsabilità ambientale a un commissario del suo partito, il PPE, per superare le resistenze interne. La selezione del prossimo “Mr. o Mrs. Green Deal” sarà un fattore cruciale per determinare la direzione della transizione verde in Europa. Nel frattempo, a Bruxelles, gli sforzi continuano per riassemblare i pezzi del puzzle, tra nuove proposte, trattative di lunga durata e obiettivi riconsiderati.

Bullet Executive Summary

La recente relazione della Corte dei Conti Europea ha sollevato dubbi significativi sulla trasparenza e l’efficacia degli investimenti verdi del Recovery Fund. Secondo il comunicato, almeno il 37% delle risorse del Recovery Fund, noto anche come Piano di Ripresa e Resilienza, doveva essere destinato a progetti climatici. Tuttavia, a febbraio 2024, la Commissione Europea ha dichiarato che il 42,5% dei fondi, pari a 275 miliardi di euro, era già stato allocato per tali scopi. La Corte, però, ha contestato questa cifra, sostenendo che è stata gonfiata di almeno 34,5 miliardi di euro.

Joëlle Elvinger, relatrice dello studio, ha affermato che il contributo reale del piano all’azione per il clima non è chiaro, evidenziando un elevato livello di approssimazione e poche indicazioni su quanti soldi vadano davvero alla transizione verde. La Corte ha anche criticato l’uso del “coefficiente climatico” per valutare i progetti, sottolineando che in alcuni casi i fondi sono stati spesi per soluzioni che avevano un impatto ambientale minimo o nullo.

La Corte dei Conti ha messo sotto accusa vari progetti etichettati come ecologici dai governi, ma che in realtà sembrano avere poco a che fare con l’ambiente. Un emblema di questo è stato un progetto di miglioramento della gestione delle risorse idriche, al quale è stato attribuito un coefficiente climatico del 40%. In effetti, i fondi sono stati spesi per digitalizzare il sistema di approvvigionamento idrico, un’iniziativa che avrebbe dovuto ricevere un punteggio climatico dello 0%.

Per prevenire tali situazioni in futuro, la Corte raccomanda un’analisi più accurata e specifica dei progetti legati al clima. Inoltre, ha sottolineato il pericolo di sovrastime nei costi delle iniziative verdi, poiché gli Stati spesso comunicano solamente le stime di spesa previste senza fornire i resoconti delle esenzioni effettive. Questo genera un’assenza di chiarezza riguardante le somme realmente impiegate per il clima. Preoccupazioni sono state espresse anche riguardo ai potenziali impatti ambientali negativi di alcuni progetti approvati senza preliminari valutazioni, come quella di una grande diga idroelettrica.

Le critiche della Corte dei Conti rappresentano un serio monito per il futuro del Green Deal, il progetto della presidente della Commissione Ursula von der Leyen per un’Europa “climate neutral” entro il 2050. Nonostante von der Leyen abbia dichiarato di voler continuare con risolutezza la transizione verde, le resistenze interne e le crescenti perplessità sull’ambizione del Green Deal da parte di alcune nazioni, come la Polonia, rendono il quadro più complesso.

Secondo indiscrezioni, von der Leyen potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di delegare la responsabilità ambientale a un commissario del suo partito, il PPE, per superare le resistenze interne. La selezione del prossimo “Mr. o Mrs. Green Deal” sarà un fattore cruciale per determinare la direzione della transizione verde in Europa. Nel frattempo, a Bruxelles, gli sforzi continuano per riassemblare i pezzi del puzzle, tra nuove proposte, trattative di lunga durata e obiettivi riconsiderati.

Bullet Executive Summary

La recente relazione della Corte dei Conti Europea ha sollevato dubbi significativi sulla trasparenza e l’efficacia degli investimenti verdi del Recovery Fund. Secondo il comunicato, almeno il 37% delle risorse del Recovery Fund, noto anche come Piano di Ripresa e Resilienza, doveva essere destinato a progetti climatici. Tuttavia, a febbraio 2024, la Commissione Europea ha dichiarato che il 42,5% dei fondi, pari a 275 miliardi di euro, era già stato allocato per tali scopi. La Corte, però, ha contestato questa cifra, sostenendo che è stata gonfiata di almeno 34,5 miliardi di euro.

Joëlle Elvinger, relatrice dello studio, ha affermato che il contributo reale del piano all’azione per il clima non è chiaro, evidenziando un elevato livello di approssimazione e poche indicazioni su quanti soldi vadano davvero alla transizione verde. La Corte ha anche criticato l’uso del “coefficiente climatico” per valutare i progetti, sottolineando che in alcuni casi i fondi sono stati spesi per soluzioni che avevano un impatto ambientale minimo o nullo.

La Corte dei Conti ha messo sotto accusa vari progetti etichettati come ecologici dai governi, ma che in realtà sembrano avere poco a che fare con l’ambiente. Un emblema di questo è stato un progetto di miglioramento della gestione delle risorse idriche, al quale è stato attribuito un coefficiente climatico del 40%. In effetti, i fondi sono stati spesi per digitalizzare il sistema di approvvigionamento idrico, un’iniziativa che avrebbe dovuto ricevere un punteggio climatico dello 0%.

Per prevenire tali situazioni in futuro, la Corte raccomanda un’analisi più accurata e specifica dei progetti legati al clima. Inoltre, ha sottolineato il pericolo di sovrastime nei costi delle iniziative verdi, poiché gli Stati spesso comunicano solamente le stime di spesa previste senza fornire i resoconti delle esenzioni effettive. Questo genera un’assenza di chiarezza riguardante le somme realmente impiegate per il clima. Preoccupazioni sono state espresse anche riguardo ai potenziali impatti ambientali negativi di alcuni progetti approvati senza preliminari valutazioni, come quella di una grande diga idroelettrica.

Le critiche della Corte dei Conti rappresentano un serio monito per il futuro del Green Deal, il progetto della presidente della Commissione Ursula von der Leyen per un’Europa “climate neutral” entro il 2050. Nonostante von der Leyen abbia dichiarato di voler continuare con risolutezza la transizione verde, le resistenze interne e le crescenti perplessità sull’ambizione del Green Deal da parte di alcune nazioni, come la Polonia, rendono il quadro più complesso.

Secondo indiscrezioni, von der Leyen potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di delegare la responsabilità ambientale a un commissario del suo partito, il PPE, per superare le resistenze interne. La selezione del prossimo “Mr. o Mrs. Green Deal” sarà un fattore cruciale per determinare la direzione della transizione verde in Europa. Nel frattempo, a Bruxelles, gli sforzi continuano per riassemblare i pezzi del puzzle, tra nuove proposte, trattative di lunga durata e obiettivi riconsiderati.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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