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- Dal 1979, i salari reali del 10% più ricco sono cresciuti del 46,4%, mentre i lavoratori meno pagati hanno visto un incremento solo del 17%.
- La classe media è passata dal 61% della popolazione nel 1971 al 51% nel 2023.
- Durante la pandemia, i salari reali sono cresciuti a un tasso annualizzato del 2,9%, superando la crescita dei 40 anni precedenti messi insieme.
Dal 1979, le persone con il reddito più alto in America hanno visto crescere i loro salari reali a un tasso più che doppio rispetto a tutti gli altri gruppi di reddito. A fronte di questa rapida crescita, la disuguaglianza di reddito negli Stati Uniti supera quella di quasi tutte le altre nazioni ricche, a causa di diversi fattori complessi. Tra questi, la politica fiscale, i cambiamenti tecnologici e le recessioni economiche hanno ampliato questo divario. Anche la diminuzione del potere contrattuale dei lavoratori ha contribuito alle disparità salariali.
I lavoratori meno pagati d’America hanno visto i loro salari reali aumentare solo del 17% nel corso del periodo, con un tasso di crescita annuo del misero 0,4%. Al contrario, il 10% più ricco ha visto una crescita del proprio reddito del 46,4%. Un altro fenomeno interessante è la sparizione della classe media: la classe medio-bassa ha visto un incremento del reddito praticamente uguale a quello delle classi di reddito più basso. La classe media è praticamente sparita. Se si esclude il periodo di forte crescita salariale dell’era pandemica per i lavoratori a basso salario, questa cifra scende allo 0,1% tra il 1979 e il 2019.
Durante la pandemia, i salari reali sono cresciuti a un tasso annualizzato del 2,9%, superando la crescita dei salari nei 40 anni precedenti messi insieme. Una tendenza simile alla lenta crescita dei salari si riscontra in tutti gli altri gruppi di reddito, ad eccezione di quelli più alti. Ciò ha contribuito a far sì che la classe media – quella che si colloca tra il quintile di reddito più basso e quello più alto – si riducesse dal 61% della popolazione nel 1971 al 51% nel 2023. Allo stesso tempo, la quota di famiglie a basso reddito è cresciuta dal 27% nel 1971 al 30% nel 2023, mentre la quota di famiglie a reddito più elevato è aumentata dall’11% al 19% nel periodo. La società si divide sempre più in poveri e ricchi.
La Classe Media in Declino
Negli anni Settanta sei americani su dieci erano rappresentanti della classe media, guadagnando poco meno di 60mila dollari all’anno. Nel 2021, cinquant’anni dopo, la percentuale è scesa al 50%, ma il reddito è salito a 90mila dollari all’anno. Secondo l’ultimo rapporto del Pew Research Center su dati del Dipartimento del Tesoro Usa, il reddito medio delle famiglie della classe media nel 2020 è stato del 50% maggiore rispetto al 1970 (90.131 contro 59.934), misurato in dollari del 2020.
Questi guadagni sono stati realizzati lentamente, ad eccezione del periodo dal 2000 al 2010, il cosiddetto “decennio perduto”, quando i redditi sono crollati su tutta la linea. La classe media si è arricchita, ma non quanto i più ricchi che hanno visto le proprie risorse aumentare del 69% durante lo stesso intervallo di tempo, da 130.008 a 219.572. Peggio è andata alle classi più povere che sono passate da 20.604 nel 1970 a 29.963 nel 2020, ovvero il 45%. Tutto ciò si traduce in un aumento della disuguaglianza. Nel 2020, il reddito medio delle famiglie più ricche era 7,3 volte quello delle famiglie a reddito più basso, rispetto a 6,3 nel 1970. Il reddito medio delle famiglie a reddito alto era 2,4 volte quello delle famiglie a reddito medio nel 2020, rispetto a 2,2 nel 1970.
Anziani e neri hanno fatto i maggiori progressi nella scala del reddito dal 1971 al 2021. Vuole dire che in cinquant’anni chi è over 65 o nero ha più probabilità di essere più ricco rispetto a prima. Allo stesso modo, chi ha puntato sull’istruzione e quindi sul conseguimento di una laurea ha ottenuto un maggiore benessere economico. Tuttavia, l’ascensore sociale si è rotto, in Italia ma anche in Europa.
- 📈 Un notevole progresso economico per gli anziani e neri......
- 😡 La spaventosa crescita della disuguaglianza non può essere ignorata......
- 🏛️ Riflessione sulla politica fiscale e distribuzione del reddito......
Le Crisi Finanziarie e i Redditi dei Ricchi
Sotto la forza d’urto della crisi finanziaria, tra il 2007 e il 2013, il reddito disponibile reale delle famiglie italiane è diminuito del 13% in termini pro capite, mentre i loro consumi e la loro ricchezza netta si sono ridotti entrambi di circa il 10%. Anche altri paesi avanzati hanno sperimentato una simile flessione del benessere economico. Queste forti perdite hanno aperto ferite di una profondità mai più vista dopo il secondo dopoguerra e non è, perciò, un caso che lo scoppio della crisi abbia riportato alla ribalta gli studi accademici sulla distribuzione del reddito e della ricchezza.
Gli studi accademici mostrano chiaramente che in buona parte dei paesi avanzati i redditi degli individui che chiamiamo super-ricchi sono fortemente volatili. Negli Stati Uniti, il reddito lordo del Top 1% ha subito un calo del 30% dal 2007 al 2011. Le perdite dei super-ricchi sono sostanziali in quanto i fattori dai quali dipendono le retribuzioni di molti di loro (i bonus, la realizzazione di stock-option, i guadagni in conto capitale, il pagamento di dividendi e i profitti aziendali) hanno un andamento fortemente pro-ciclico e sono esposti alle fluttuazioni dell’economia.
Il reddito della classe medio-alta, ricca abbastanza da essere inclusa nel 10% più ricco della popolazione, è invece molto meno ciclico e meno esposto alle recessioni e agli shock finanziari. In realtà, come quota del reddito nazionale, esso tende ad aumentare perché le perdite di reddito, soprattutto da lavoro, accumulate negli anni successivi alla crisi non sono superiori a quelle del resto della popolazione. Questo risultato è valido per una serie di paesi avanzati ed è coerente con l’aumento sostanziale della disoccupazione che si verifica dopo lo scoppio della crisi.
Un’Imposta Globale sul Patrimonio dei Super-Ricchi
Nel periodo post-bellico si sono realizzati a livello globale notevoli miglioramenti nella distribuzione del reddito, ma negli ultimi due decenni la disuguaglianza – al netto del prelievo e dei trasferimenti – è aumentata quasi costantemente. Questo fenomeno riflette in larga misura il fatto che la politica fiscale è diventata meno redistributiva, in quanto il livello di progressività dell’imposta sul reddito si è notevolmente ridotto. Un ulteriore fattore che incide notevolmente sulla diseguaglianza è la distribuzione della proprietà.
Secondo i dati raccolti da Gabriel Zucman in Global Wealth Inequality, la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza negli Stati Uniti è aumentata drammaticamente dal 1980, con una quota detenuta dall’1% in testa alla scala della distribuzione del reddito pari a circa il 40% nel 2016, contro il 25-30% nel 1980. Un’analoga evoluzione si è manifestata in tutto il mondo, con un aumento della concentrazione dei patrimoni: per la Cina, l’Europa e gli Stati Uniti messi insieme, la quota di ricchezza dell’1% più ricco è aumentata dal 28% nel 1980 al 33% oggi, mentre la quota del 75% inferiore si aggira intorno al 10%.
L’introduzione di un’imposizione patrimoniale progressiva dovrebbe comunque garantire che, una volta detratta la somma pagata ai fini dell’imposta sul patrimonio e sulle successioni – che contribuisce a finanziare la produzione dei beni pubblici necessari per garantire l’efficacia degli sforzi individuali –, rimanga una disponibilità residua per la remunerazione dell’attività e dell’impegno che hanno portato all’accumulazione del patrimonio. E questa disponibilità residua potrà essere trasmessa, sulla base di scelte individuali, ai propri eredi, destinata a fini di utilità sociale o a sostenere attività di interesse collettivo.
Una tassa minima sui ricchi non risolverebbe certamente tutti i problemi di equità fiscale. È solo una parte – ma una parte importante – di un sistema fiscale ideale, insieme a un’imposta sul reddito con una elevata progressività e a una tassa di successione ugualmente progressiva. In definitiva, la produzione di beni pubblici dovrà essere finanziata in misura maggiore – oltre che dalla tassazione indiretta sui consumi opulenti nelle società avanzate e sull’utilizzo eccessivo e dannoso di risorse naturali – attraverso un’imposizione sulla ricchezza, grazie appunto a una tassazione del patrimonio e a una significativa imposta di successione, per favorire una graduale riduzione delle diseguaglianze nella distribuzione dei redditi, che rendono sempre più precaria la coesione sociale nelle nostre comunità.
Bullet Executive Summary
In conclusione, la crescente disuguaglianza di reddito e la contrazione della classe media negli Stati Uniti rappresentano fenomeni di grande rilevanza nel panorama moderno della difesa dei consumatori e dell’economia circolare. La redistribuzione del reddito e della ricchezza è un tema cruciale per garantire una società più equa e sostenibile.
Nozione base: La difesa dei consumatori implica la protezione dei diritti dei consumatori, assicurando che abbiano accesso a informazioni chiare e trasparenti per fare scelte consapevoli. In un contesto di crescente disuguaglianza, è fondamentale che i consumatori siano informati e protetti contro pratiche economiche ingiuste.
Nozione avanzata: L’economia circolare si basa su principi di sostenibilità e riduzione degli sprechi, promuovendo il riutilizzo e il riciclo delle risorse. In un mondo dove la ricchezza è sempre più concentrata, è essenziale che le politiche economiche promuovano non solo la sostenibilità ambientale, ma anche la giustizia sociale, riducendo le disuguaglianze e garantendo che i benefici della crescita economica siano equamente distribuiti.
Riflettendo su questi temi, è evidente che la lotta contro la disuguaglianza e la promozione di un’economia circolare non sono solo questioni economiche, ma anche morali e sociali. Ogni individuo ha un ruolo da giocare nel sostenere politiche che promuovano l’equità e la sostenibilità, contribuendo così a costruire una società più giusta e resiliente.