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- Riduzione delle dimissioni del 5,8% nell’ultimo trimestre del 2022.
- Il tasso di ricollocazione a tre mesi dei dimessi volontari del 2022 con meno di 60 anni è pari al 67%.
- Oltre il 55% dei datori di lavoro nel Regno Unito prevede di mantenere il livello attuale di personale.
Fino a un anno fa, le aziende si trovavano a fronteggiare il fenomeno della “Great Resignation”, un aumento significativo del numero di lavoratori che volontariamente lasciavano il proprio posto di lavoro. Tuttavia, secondo i dati del recente Rapporto Censis-Eudaimon, il trend ha cambiato rotta. L’analisi dinamica trimestrale relativa al 2023 segnala un trend discendente delle dimissioni, con una riduzione del 5,8% nell’ultimo trimestre del 2022 e contrazioni del 3,4%, 2,9% e 1,8% nei primi tre trimestri del 2023. Questo rappresenta una controtendenza rispetto al +33,6% tra il 2020 e il 2021 e al +14% tra il 2021 e il 2022.
L’onda alta delle dimissioni in Italia è in rallentamento. Su 2,1 milioni di cessazioni di rapporti di lavoro privato (esclusi i domestici) per dimissioni, i rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono stati 1,2 milioni. Il tasso di ricollocazione a tre mesi dei dimessi volontari del 2022 con meno di 60 anni è pari al 67%, più alto rispetto agli anni precedenti. Le dimissioni volontarie sono state dovute a un’ondata di “cambi di lavoro”, spinta dalla necessità di condizioni di lavoro più favorevoli.
Conferme dall’estero: il fenomeno del “Big Stay”
Conferme dello stop alla “Great Resignation” arrivano anche dall’estero. Nel Regno Unito, il CIPD parla di “Big Stay”, con sempre più persone che optano per la stabilità lavorativa. Questa scelta riguarda anche i datori di lavoro: secondo People Management, oltre la metà (55%) dei datori di lavoro intervistati intende mantenere il livello attuale di personale e prevede di diminuire il turnover interno all’azienda. Negli Stati Uniti, un sondaggio di Human Resource Online rivela che 4 dipendenti su 5 (quasi l’80%) non intendono cambiare lavoro almeno fino al 2025. Gli intervistati hanno spiegato di non voler cambiare lavoro perché lo trovano interessante (40,9%), per la stabilità finanziaria (38,4%) e perché apprezzano il management (30,4%).
Il ruolo del welfare aziendale nella riduzione delle dimissioni
Il rallentamento delle dimissioni di massa non è solo un segnale positivo. Alberto Perfumo, CEO di Eudaimon, commenta: “La minor centralità del lavoro e altre priorità possono portare a persone che rimangono in azienda senza le giuste motivazioni e senza trovare risposte ai loro bisogni. L’aspetto salariale, fondamentale, non può rispondere se non in parte”. Passare dalla “Great Resignation” alla “Great Exhaustion” è un attimo. Il rapporto Censis-Eudaimon lancia l’allarme: la maggioranza dei lavoratori indica l’intenzione di ridurre il tempo dedicato al lavoro. Quote significative di lavoratori oggi proteggono il loro tempo di non lavoro rifiutando straordinari, negandosi a call, mail e attività extra rispetto alle mansioni definite.
Un importante strumento per le aziende per limitare il rischio di dimissioni è il welfare aziendale. Spingere i lavoratori a cercare una nuova vita professionale non è solo una questione di insoddisfazione lavorativa o stipendi non adeguati, ma anche di mancanza di equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Grazie al welfare aziendale, i datori di lavoro possono offrire ai dipendenti opportunità di staccare la spina con attività di svago che coinvolgono le famiglie dei lavoratori. Importanti sono anche i servizi rivolti al benessere e alla salute dei dipendenti, attraverso programmi di people caring con assistenza al lavoratore e ai suoi familiari.
Iniziative innovative e il valore del welfare aziendale
Le aziende hanno raccolto la sfida investendo di più nel welfare. Perfumo prosegue: “Con iniziative che promuovono una migliore qualità della vita per tutte le persone, accanto alla componente economica del welfare, piattaforme di benefit, buoni per la spesa, rimborsi delle utenze e degli affitti, le aziende più innovative propongono iniziative e servizi in prevenzione, salute, genitorialità, care giving, lavoro giovanile e altro, soluzioni che vanno incontro alle aspettative dei collaboratori di benessere e qualità della vita”. Questo aspetto sociale è molto apprezzato dai lavoratori: secondo il 7° Rapporto Censis-Eudaimon, il 72,4% del campione ha dichiarato che apprezzerebbe un consulente di welfare per rispondere alle necessità personali e familiari.
L’accesso alle informazioni e il supporto all’orientamento per fare le giuste scelte sono alla base di EUTY, una soluzione digitale di welfare sociale ideata e sviluppata da Eudaimon. Nei prossimi mesi, sarà integrato un nuovo modulo “Salute e Benessere”, un argomento centrale per i lavoratori.
Bullet Executive Summary
Il fenomeno della “Great Resignation” sembra essere giunto al termine, con un numero sempre maggiore di lavoratori che preferisce mantenere il proprio posto di lavoro piuttosto che cercare nuove opportunità. Questo cambiamento è stato confermato sia a livello nazionale che internazionale, con dati che mostrano una diminuzione delle dimissioni volontarie e un aumento della stabilità lavorativa. Tuttavia, è essenziale che le aziende non si limitino a considerare questo trend come un segnale positivo, ma che investano nel welfare aziendale per garantire che i lavoratori siano motivati e soddisfatti.
Nozione base: La difesa dei consumatori nel contesto lavorativo implica garantire che i lavoratori abbiano accesso a condizioni di lavoro eque e a un ambiente che promuova il loro benessere. Questo include non solo aspetti salariali, ma anche iniziative di welfare che migliorino la qualità della vita.
Nozione avanzata: I consumatori consapevoli nel contesto lavorativo comprendono l’importanza di un equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Le aziende che investono nel welfare aziendale non solo migliorano la soddisfazione dei dipendenti, ma aumentano anche la produttività e riducono il turnover. Questo approccio olistico al benessere dei dipendenti è fondamentale per creare un ambiente di lavoro sostenibile e prospero.
In conclusione, il passaggio dalla “Great Resignation” al “Big Stay” rappresenta un’opportunità per le aziende di rivedere e migliorare le proprie politiche di welfare. Investire nel benessere dei dipendenti non è solo una questione di responsabilità sociale, ma anche una strategia vincente per garantire la sostenibilità e il successo a lungo termine dell’azienda.