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- Nel Regno Unito, le ragazze ricevono in media il 12% in meno di paghetta rispetto ai fratelli, evidenziando una svalutazione precoce del lavoro femminile.
- Le donne italiane percepiscono pensioni inferiori del 36% rispetto agli uomini, con una media di 1.069 euro lordi contro 1.750 euro lordi, a causa del gap retributivo e della discontinuità lavorativa.
- L'Organizzazione Internazionale del Lavoro stima che le donne italiane si sobbarcano il 74% del tempo speso per l'assistenza e la cura di altri senza compenso, pari a più di 5 ore al giorno.
Discriminazioni di genere: un’analisi approfondita
La disparità tra i sessi, purtroppo, si palesa precocemente. Studi recenti hanno messo in luce come le bambine ricevano una somma di denaro inferiore rispetto ai loro pari maschi, anche quando svolgono attività domestiche analoghe o più impegnative. Un’indagine condotta nel Regno Unito ha mostrato che, in media, le ragazze ottengono il 12% in meno di paghetta rispetto ai fratelli. Questo fenomeno, apparentemente secondario, svela un’aspettativa sociale ben radicata che sminuisce il valore del lavoro femminile, considerandolo quasi un “obbligo” anziché un contributo di valore.
Negli Stati Uniti, un’analoga ricerca ha confermato questa tendenza, evidenziando che le ragazze, sebbene siano spesso coinvolte nelle faccende di casa, ricevono una ricompensa inferiore rispetto ai ragazzi. Tale disuguaglianza continua anche durante l’adolescenza, come dimostrato da un’inchiesta del New York Times, che ha constatato come le ragazze dedichino in media 45 minuti al giorno alle attività domestiche, contro i 30 minuti dei ragazzi.
È interessante rilevare come i maschi siano più inclini a richiedere un aumento della paghetta (44%) rispetto alle femmine (39%), il che suggerisce una più forte consapevolezza del proprio valore e una maggiore propensione alla richiesta di un salario più alto.
Il costo sommerso del lavoro di cura e l’impatto sulle pensioni
Il divario tra i sessi si fa più profondo con l’avanzare dell’età, specialmente quando le donne si assumono la responsabilità della cura dei figli e dei familiari. Secondo l’ultimo rapporto annuale dell’INPS (2023), le donne italiane percepiscono pensioni inferiori del 36% rispetto agli uomini: 1.069 euro lordi contro 1.750 euro lordi. Questo divario è riconducibile al gap retributivo di genere e alla discontinuità lavorativa, che penalizzano pesantemente le lavoratrici.
Secondo l’edizione del rapporto INPS del 2023 sui lavoratori subordinati del settore privato, la remunerazione media annua degli uomini ammonta a 26.227 euro, in confronto con i 18.305 euro percepiti dalle donne, generando una differenza di quasi 8.000 euro all’anno. Questo scarto salariale si traduce inevitabilmente in un assegno pensionistico più basso per le donne.
L’Organizzazione Internazionale del Lavoro calcola che le donne italiane si sobbarcano il 74% del tempo speso per l’assistenza e la cura di altri senza compenso, traducendosi in più di 5 ore al giorno offerte gratuitamente rispetto alle scarse 2 ore dedicate dagli uomini. Moneyfarm calcola che se questo lavoro extra fosse retribuito con un salario minimo di 9 euro all’ora per 5 giorni alla settimana, una lavoratrice potrebbe contare su circa 7.000 euro in più all’anno.

Il ruolo delle caregiver e la necessità di un riconoscimento sociale
In occasione della Giornata Internazionale della Donna, l’Associazione Genesis ha voluto dare voce alle donne che ricoprono il ruolo di caregiver, un impegno che ricade in modo sproporzionato sulle spalle femminili a causa di aspettative culturali e sociali. Secondo l’indagine EHIS 2019 dell’ISTAT e lo studio “INCARICO” dell’Istituto Besta, più di 7 milioni di persone in Italia, soprattutto donne, forniscono cure e assistenza almeno una volta alla settimana a membri della propria famiglia. Di questi, quasi *quattro milioni e centomila circa, circa il sessanta per cento*, sono composte da donne, e più della metà di queste si sono viste costrette a rinunciare alla propria professione per dedicarsi completamente alla cura dei propri cari, determinando di conseguenza la perdita di guadagno e di opportunità professionali.
Una recente indagine condotta da Ipsos ha evidenziato che l’82% delle intervistate sperimenta sensazioni di solitudine, inquietudine e frustrazione, e non riesce a trovare nemmeno un’ora al giorno per sé stessa, e la metà delle caregiver non ha il tempo necessario per sottoporsi a controlli medici preventivi.
Tale condizione può innescare problemi di benessere sia fisico che psichico, rendendo imperativo un sostegno specifico anche per le stesse caregiver.
È fondamentale che le istituzioni riconoscano la figura del caregiver familiare con leggi chiare e aiuti economici e sociali significativi, integrando la loro attività nell’insieme dei servizi di cura e assistenza erogati dal Sistema Socio-Sanitario.
Verso una maggiore equità: strategie per il futuro
La disparità di genere nel mondo del lavoro e nella previdenza complementare è un problema complesso che richiede un approccio multifattoriale. È necessario promuovere politiche che favoriscano la parità salariale, la conciliazione tra vita lavorativa e familiare e il riconoscimento del valore del lavoro di cura.
Sul fronte della previdenza complementare, è fondamentale incentivare l’adesione delle donne ai fondi pensione, offrendo loro strumenti di pianificazione finanziaria personalizzati che tengano conto delle loro specifiche esigenze e dei loro percorsi lavorativi spesso discontinui. Come sottolinea Patrizia Franchi di Moneyfarm, è essenziale che le donne mettano da parte risorse in proporzione alle proprie possibilità, per migliorare la propria situazione finanziaria e costruirsi un domani più sicuro e indipendente.
Un Futuro Più Equo: Riflessioni e Azioni Concrete
Amici lettori, di fronte a queste disuguaglianze, è impossibile rimanere indifferenti. La disparità di genere, come abbiamo visto, è un problema che si insinua fin dalla culla e si protrae fino alla pensione, condizionando la vita di milioni di donne.
Una nozione base di difesa dei consumatori ci insegna che ogni individuo ha il diritto di ricevere un trattamento equo e non discriminatorio. Questo principio, apparentemente semplice, si scontra con la dura realtà dei fatti, che ci mostra come le donne siano ancora oggi penalizzate in molti ambiti della vita.
Una nozione più avanzata ci invita a riflettere sul concetto di consumo consapevole. In questo contesto, significa essere consapevoli delle disuguaglianze di genere e agire di conseguenza, sostenendo aziende che promuovono la parità salariale, scegliendo prodotti e servizi che valorizzano il lavoro femminile e partecipando attivamente al dibattito pubblico per sensibilizzare l’opinione pubblica.
Ma cosa possiamo fare concretamente? Possiamo iniziare a educare i nostri figli, maschi e femmine, all’importanza della parità di genere, insegnando loro a valorizzare il lavoro domestico e di cura, a rispettare le differenze e a rivendicare i propri diritti. Possiamo sostenere le associazioni che si battono per i diritti delle donne, partecipare a manifestazioni e iniziative di sensibilizzazione e, soprattutto, possiamo fare sentire la nostra voce, denunciando le discriminazioni e promuovendo un cambiamento culturale che metta al centro il rispetto e la parità di opportunità per tutti. Ricordiamoci che il futuro è nelle nostre mani, e che solo attraverso un impegno collettivo possiamo costruire una società più giusta ed equa per le donne di oggi e di domani.