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Danone nel mirino: Bali soffocata dalla plastica tossica

La comunità di Angga Swara accusa Danone di inquinamento e falsificazione di permessi, mentre i 'crediti di plastica' si rivelano un'operazione di greenwashing.
  • L'impianto gestisce tra 70 e 120 tonnellate di rifiuti al giorno.
  • Oltre il 60% dei rifiuti è organico e produce cattivi odori.
  • Danone ha richiesto crediti per 15.842 tonnellate di plastica recuperata.

L’allarme dalla comunità di Bali: Danone accusata di inquinamento tossico

La comunità di Angga Swara a Jimbaran, Bali, ha lanciato un accorato appello alla multinazionale Danone, accusandola di trasformare la loro zona in una discarica di plastica tossica. Mentre a Parigi si discute il Trattato sulla plastica, oltre 500 residenti di Angga Swara denunciano le emissioni tossiche e i cattivi odori provenienti da un impianto di recupero di plastica e materiali di scarto gestito da Danone-Aqua Indonesia, una sussidiaria di Danone International. La comunità ha documentato gravi irregolarità, tra cui la falsificazione di firme per ottenere i permessi di costruzione dell’impianto.

Danone-Aqua Indonesia partecipa all’Iniziativa 3R, un programma che offre “crediti di plastica” simili ai crediti di carbonio. Tuttavia, la comunità locale lamenta da 20 mesi i miasmi provenienti dall’impianto TPST Samtaku Jimbaran e contesta le violazioni nel processo di autorizzazione, oltre alla concessione di crediti di plastica da parte di Verra, un’organizzazione non-profit già coinvolta in controversi progetti di crediti di carbonio.
La comunità ha identificato 14 casi di non conformità e chiede la chiusura immediata e definitiva dell’impianto per ripristinare un ambiente salubre. La lettera di protesta è stata consegnata alla sede centrale di Danone a Parigi da rappresentanti di ONG indonesiane.

Le conseguenze dell’impianto e le accuse a Danone

L’impianto TPST Samtaku Jimbaran gestisce quotidianamente tra le 70 e le 120 tonnellate di rifiuti domestici indifferenziati, di cui oltre il 60% è costituito da materiale organico. La decomposizione di questi rifiuti produce cattivi odori. Il restante 40% è composto da plastica e altri scarti, trasformati in combustibili derivati da rifiuti (RDF). La combustione di questi combustibili genera un inquinamento tossico.

Danone-Aqua Indonesia ha richiesto crediti di plastica a Verra per 15.842 tonnellate di plastica recuperata nell’impianto, includendo anche le bricchette RDF, composte da un cocktail di sostanze tossiche vendute a lavanderie e bancarelle alimentari. La cremazione incontrollata di materie plastiche sprigiona esalazioni estremamente nocive.

Centinaia di famiglie hanno subito le conseguenze dell’aria inquinata, con gravi ripercussioni sulla salute e frequenti ricoveri ospedalieri. Owen Podger, rappresentante della comunità di Angga Swara, ha dichiarato che l’impianto viola il loro diritto a un ambiente pulito e chiede la chiusura immediata della struttura.

Yuyun Ismawati della Nexus3 Foundation ha sottolineato l’immoralità di Danone nell’ignorare gli obblighi di valutazione dell’impatto ambientale e nell’avvelenare la comunità per profitto. Therese Karlsson, consulente scientifica di IPEN, ha evidenziato i rischi per la salute e l’ambiente derivanti dalla plastica e dalla sua combustione. Emma Priestland di BreakFreeFromPlastic ha denunciato la pratica della compensazione della plastica come un’operazione di greenwashing che non riduce l’inquinamento e danneggia le comunità locali.

L’impegno di Bali contro l’inquinamento da plastica

Bali sta attivamente combattendo l’inquinamento da plastica, integrando pratiche sostenibili nel settore turistico. L’isola mira a diventare un modello di turismo ecologico, preservando la sua bellezza naturale per le future generazioni. Il governo provinciale ha implementato politiche per ridurre i rifiuti di plastica monouso e proteggere laghi, sorgenti, fiumi e mare.

Sono state predisposte infrastrutture di raccolta dei detriti in prossimità delle foci fluviali, con lo scopo di prevenire l’afflusso di plastica nell’oceano. Il governo coopera con le aziende del settore del riciclo al fine di incentivare il riutilizzo della plastica. Tuttavia, la pratica di disperdere i rifiuti rimane una sfida, richiedendo un aumento della consapevolezza, soprattutto tra le nuove generazioni.

Uno studio del 2021 ha rivelato che l’Indonesia è il quinto maggior contributore all’inquinamento marino da plastica, con un riversamento stimato tra le 200.000 e le 552.000 tonnellate all’anno attraverso i fiumi. I fiumi Brantas, Citarum, Solo e Progo sono tra i 20 più inquinati al mondo.
Per contrastare questa problematica, si rende obbligatorio un modello versatile capace di anticipare le dinamiche dell’inquinamento, individuare le aree più critiche e proporre soluzioni specifiche. L’analisi del ciclo dei materiali, o MFA, concorre a valutare la mole di scarti plastici prodotti, la quota gestita in maniera inefficiente e la possibilità di dispersione nell’ambiente circostante.*

Un futuro sostenibile per Bali e il pianeta: la responsabilità delle aziende

La vicenda di Bali e Danone solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità delle multinazionali nei confronti dell’ambiente e delle comunità locali. È fondamentale che le aziende adottino pratiche sostenibili, rispettino le normative ambientali e si impegnino a ridurre l’impatto negativo delle loro attività. La compensazione della plastica non è una soluzione sufficiente, ma un’operazione di greenwashing che non affronta il problema alla radice.

La comunità di Angga Swara ha dimostrato che la voce dei cittadini può fare la differenza, spingendo le aziende a rendere conto delle proprie azioni. È necessario un impegno collettivo per ridurre la produzione di plastica, promuovere il riciclo e proteggere gli ecosistemi marini. Solo così potremo garantire un futuro sostenibile per Bali e per il pianeta.
Amici lettori, questa storia ci ricorda un principio fondamentale della difesa del consumatore consapevole: informarsi e agire. Non basta scegliere prodotti “verdi” se le aziende dietro di essi non rispettano l’ambiente e le comunità.
Un concetto più avanzato è quello della due diligence ambientale e sociale. Come consumatori, possiamo chiedere alle aziende di dimostrare concretamente il loro impegno per la sostenibilità, verificando le loro filiere produttive e le loro pratiche di gestione dei rifiuti.

Riflettiamo: siamo davvero consapevoli dell’impatto ambientale dei nostri consumi? Cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per ridurre la nostra impronta ecologica e sostenere le aziende che si impegnano per un futuro più sostenibile?


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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