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- Nel 2023, perdite idriche al 41,8%, sopra media europea del 25%.
- Il 60% delle tubature ha più di 30 anni.
- Investimenti: 4,7 miliardi di euro all'anno, ma disparità territoriali.
L’Allarme Crisi Idrica in Italia: Un Futuro a Rischio
L’Italia, nonostante i progressi nella gestione delle risorse idriche grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e al Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali per la Sicurezza del Settore Idrico (PNIISSI), si confronta con una sfida essenziale. La cessazione dei finanziamenti europei nel 2026 potrebbe invalidare i miglioramenti ottenuti, facendo ripiombare il paese in una condizione di persistente penuria idrica. Un’analisi del Servizio Studi della Camera, basata su dati di ARERA, ISTAT e Utilitalia, evidenzia questa allarmante prospettiva.
Perdite Idriche: Un Problema Strutturale Irrisolto
Il problema delle dispersioni idriche rappresenta una delle maggiori criticità del sistema idrico italiano. Nel 2023, l’indice di dispersione su scala nazionale si posizionava al 41,8%, un dato migliore rispetto al passato, ma comunque sensibilmente superiore alla media europea del 25%. In certe zone dell’Italia meridionale, le dispersioni arrivano a superare addirittura il 55%. Le cause principali di questa situazione risiedono nel deterioramento delle infrastrutture, con il 60% delle tubature che ha più di 30 anni e il 25% che supera i 70 anni, nella carenza di investimenti strutturali, specialmente nel Mezzogiorno, e in un’amministrazione parcellizzata che impedisce la programmazione di interventi su vasta scala. *Tali dispersioni comportano diverse ripercussioni negative, quali l’incremento dei costi operativi, l’aumento delle tariffe per gli utenti, una maggiore fragilità in situazioni di scarsità di piogge e una minore garanzia di fornitura del servizio. La frammentazione della gestione, con oltre 1.300 Comuni che gestiscono direttamente il servizio, soprattutto nel Sud e nelle Isole, peggiora ulteriormente la situazione, limitando la capacità di investimento e la qualità del servizio.

Investimenti e Cambiamenti Climatici: Una Sfida Complessa
Gli investimenti nel settore idrico, finanziati tramite le tariffe e il PNRR, hanno raggiunto i 4,7 miliardi di euro all’anno, avvicinando l’Italia agli standard europei. Tuttavia, persistono forti disparità territoriali, con investimenti pro capite significativamente più alti nel Nord rispetto al Sud. La fine del PNRR nel 2026 comporterà un fabbisogno scoperto stimato tra 1,3 e 2 miliardi di euro all’anno per mantenere il livello attuale degli investimenti e raggiungere gli standard europei. Il cambiamento climatico rappresenta un’ulteriore sfida, riducendo la disponibilità naturale di acqua e aumentando la domanda. Nel 2022, si è registrato un calo del 52% nella disponibilità idrica rispetto alla media 1951-2022, e le proiezioni per il 2100 sono allarmanti, con una possibile riduzione del 90% nel Sud Italia senza interventi di mitigazione e adattamento. Diventa quindi indispensabile contenere le perdite, potenziare la solidità delle reti idriche, promuovere la pratica del riutilizzo delle acque depurate e incentivare strategie di parsimonia idrica.*
Un Nuovo Patto per l’Acqua: Investimenti, Governance e Innovazione
La situazione attuale richiede un cambio di passo nella gestione delle risorse idriche. È fondamentale riorganizzare il sistema, garantendo un fondo stabile di almeno 6 miliardi di euro all’anno, accelerando l’unificazione delle gestioni idriche, riducendo le perdite, promuovendo il riuso delle acque reflue e implementando tecnologie di efficienza idrica. La fine del 2026 segnerà un momento cruciale, in cui sarà necessario un nuovo patto per l’acqua, fondato su investimenti, governance efficiente e innovazione tecnologica.
Difendere l’Acqua: Un Imperativo per il Futuro
L’acqua è un bene comune essenziale per la vita e lo sviluppo sostenibile. La sua gestione efficiente e sostenibile è un imperativo per garantire l’accesso universale a questa risorsa fondamentale e proteggere l’ambiente. È cruciale che i consumatori siano consapevoli del valore dell’acqua e adottino comportamenti responsabili per ridurre gli sprechi e promuovere il risparmio idrico.
Una nozione avanzata di difesa del consumatore in questo contesto riguarda la promozione di modelli di gestione partecipativa e trasparente del servizio idrico, che coinvolgano attivamente i cittadini nelle decisioni e garantiscano la responsabilità dei gestori. È importante che i consumatori siano informati sui costi del servizio idrico e sulle modalità di calcolo delle tariffe, e che abbiano la possibilità di esprimere le proprie opinioni e proposte per migliorare la qualità e l’efficienza del servizio.
Riflettiamo: l’acqua è un diritto, non una merce. La sua gestione deve essere orientata al bene comune e alla sostenibilità, non al profitto. Siamo pronti a difendere questo diritto e a promuovere un futuro in cui l’acqua sia accessibile a tutti, in modo equo e sostenibile?