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Crisi climatica e media italiani: un’analisi approfondita delle omissioni

Scopri come i media italiani hanno ridotto l'attenzione alla crisi climatica a favore delle inserzioni pubblicitarie delle industrie inquinanti, e le implicazioni di questo fenomeno.
  • I principali quotidiani italiani hanno ridotto il focus sulla crisi climatica tra maggio e agosto 2024, con articoli dedicati solo uno ogni dieci giorni.
  • La dipendenza economica della stampa da inserzioni pubblicitarie di aziende inquinanti è in aumento, con oltre cinque inserzioni settimanali su molti quotidiani.
  • Avvenire è l'unico quotidiano a sfiorare la sufficienza nella copertura mediatica delle tematiche climatiche con un punteggio di 5,4 su 10.

Secondo un recente studio dell’Osservatorio di Pavia commissionato da Greenpeace Italia, si registra uno scenario preoccupante per quanto riguarda la copertura mediatica relativa alla crisi climatica nel contesto italiano. Nel periodo tra maggio ed agosto 2024 si osserva come i quotidiani e i notiziari nazionali abbiano drasticamente ridotto il focus sulla crisi climatica. Al contempo emerge un aumento nella loro dipendenza finanziaria dalle inserzioni pubblicitarie delle industrie maggiormente impattanti sull’ambiente. Tale fenomeno trova conferma nelle pagine dei cinque quotidiani più venduti in Italia – ovvero Corriere della Sera, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire e La Stampa – nonché nei servizi dei TG delle emittenti Rai, Mediaset e La7.

L’indagine mostra che le emittenti televisive trattano temi legati al clima ed alla transizione energetica mediamente a giorni alterni; tuttavia la presenza di articoli esclusivamente incentrati sulla crisi climatica ammonta soltanto ad uno ogni dieci giorni. L’argomento dei combustibili fossili quali catalizzatori del cambiamento climatico è stato poi affrontato ancora più raramente: solo quattro occasioni nei notiziari monitorati nell’intervallo temporale considerato. Mentre il TG5 si afferma nuovamente come la trasmissione informativa con la maggiore copertura del riscaldamento globale, il TG La7 di Enrico Mentana tratta la tematica della crisi climatica con una frequenza limitata, esaminandola solo mensilmente.

La Dipendenza Economica dai Finanziamenti delle Aziende Inquinanti

Un altro elemento critico messo in luce dal rapporto è l’aumentata dipendenza economica della stampa dai ricavi pubblicitari delle aziende con pratiche non ecologiche. Con l’eccezione di Avvenire, si osserva nei quotidiani una presenza superiore a cinque inserzioni settimanali legate a queste aziende: un numero che supera quello degli articoli dedicati alla crisi ambientale; per esempio su La Repubblica appare più di una pubblicità al giorno. Questo trend desta preoccupazione perché i soggetti dell’economia e della finanza costituiscono circa il 40% delle figure maggiormente citate nelle narrazioni giornalistiche sul cambiamento climatico, staccando considerevolmente politici, scienziati ed esperti ambientali.

Secondo Greenpeace, molte delle campagne pubblicitarie individuate sui giornali provengono da imprese con attività inquinanti ma riguardano prodotti o servizi green; questi sono presentati con messaggi rivolti al pubblico che promettono impegno verso la sostenibilità e la transizione ecologica. È questa una tipica strategia riconducibile al classico greenwashing.

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La Marginalizzazione della Crisi Climatica nel Dibattito Politico

Nell’ambito dello studio sono state prese in esame le dichiarazioni sui temi climatici e sulla transizione energetica rilasciate dai principali leader politici italiani su piattaforme come Facebook e nei principali mezzi di informazione scritta o televisiva. L’esame del secondo quadrimestre conferma una tendenza per cui la questione della crisi climatica è relegata ai margini del discorso politico nazionale; questo avviene nonostante si sia nel pieno delle elezioni europee. Tra i politici attivi sul fronte climatico spicca il nome del ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin; seguono poi Angelo Bonelli dell’Alleanza Verdi e Sinistra mentre Matteo Salvini detiene ancora il titolo di principale oppositore alle iniziative ecologiche.

Secondo l’aggiornamento di Greenpeace sulla classifica dei quotidiani italiani rispetto alla copertura mediatica delle tematiche climatiche ed ecologiche solo Avvenire riesce a sfiorare la sufficienza con un punteggio di 5,4 su 10 mentre gli altri giornali come La Repubblica raggiungono appena un 3 punti; meno performanti ancora sono il Corriere della Sera (2,8), La Stampa (2,8) ed Il Sole 24 Ore con un risultato ancor più basso pari a 2,6 punti.

Conclusioni e Riflessioni

Nel suo resoconto, Greenpeace pone in risalto una condizione estremamente preoccupante: la crisi climatica è frequentemente messa in ombra da motivazioni commerciali e strategie promozionali. La sudditanza della stampa verso le imprese connotate da attività inquinanti si configura come un ostacolo sostanziale alla trasmissione di dati accurati ed essenziali sulla questione climatica. L’importanza cruciale risiede nella necessità che i mezzi di comunicazione assumano una posizione più proattiva e responsabile, al fine di aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica e incentivare uno scambio critico ed edificante.

In un contesto in cui la crisi climatica è una delle sfide più urgenti del nostro tempo, è fondamentale che i consumatori siano consapevoli del potere che hanno nel guidare il cambiamento. Le scelte compiute dai consumatori hanno il potere di modificare l’assetto del mercato, incoraggiando le imprese ad adottare comportamenti maggiormente orientati alla sostenibilità ambientale. È essenziale che i clienti possano agire con cognizione di causa e critico discernimento nei riguardi delle politiche ingannevoli del greenwashing, frequentemente impiegate per mascherare azioni nocive celandole dietro facciate eco-compatibili.

Un livello avanzato nella protezione dei diritti dei consumatori comprende anche la facoltà di identificazione e resistenza all’influenza indebita esercitata dalle lobby inquinanti nel campo dei mezzi d’informazione e della politica. Ciò richiede uno sforzo congiunto mirante a promuovere onestà e limpidezza nel settore informativo, garantendo che gli specialisti ed esperti vengano debitamente ascoltati e considerati autorevolmente. Con una coscienza critica condivisa ed interventi coordinati si potrebbe aspirare a fronteggiare efficacemente il problema climatico contribuendo così alla costruzione di un avvenire equo per le generazioni future.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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