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- I rinnovi contrattuali degli ultimi due anni hanno portato a un aumento complessivo dei redditi pari a 19,1 miliardi di euro.
- L'incremento del 2,4% nei redditi non compensa completamente l'inflazione, che ha ridotto il potere d'acquisto delle famiglie italiane.
- Il drenaggio fiscale e contributivo assorbirà circa 7,1 miliardi di euro, limitando l'impatto positivo degli aumenti dei redditi sui consumi.
- Una riforma fiscale che detassi gli aumenti retributivi potrebbe generare un incremento dei consumi di 4 miliardi di euro e un impatto positivo sul Pil di 2,4 miliardi di euro.
Negli ultimi due anni, i rinnovi contrattuali hanno portato a un aumento complessivo dei redditi pari a 19,1 miliardi di euro. Questo incremento, sebbene significativo, non è sufficiente a compensare l’ondata inflattiva che ha colpito l’economia italiana. L’inflazione, alimentata dai colli di bottiglia causati dalla pandemia di COVID-19 e dalle tensioni energetiche dovute all’invasione russa in Ucraina, ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie italiane.
Secondo uno studio del Centro Europa Ricerche (Cer) per Confesercenti, i rinnovi contrattuali dell’ultimo biennio hanno portato a un aumento dei redditi pari a 19,1 miliardi di euro rispetto al 2022. Tuttavia, questo aumento rappresenta solo un incremento del 2,4% rispetto all’andamento inerziale, portando la massa complessiva dei redditi da lavoro dipendente a 879 miliardi di euro entro la fine del 2024.
Il Peso del Fisco e la Necessità di una Riforma
Nonostante l’aumento dei redditi, il peso del fisco e dei contributi sociali continua a gravare pesantemente sui consumi delle famiglie italiane. Secondo le stime, il drenaggio fiscale e contributivo assorbirà circa 7,1 miliardi di euro, riducendo l’impatto positivo dell’aumento dei redditi sulla spesa delle famiglie. Inoltre, le famiglie italiane sono costrette a ricostituire le riserve erose dall’aumento dei prezzi, limitando ulteriormente la loro capacità di spesa.
Confesercenti suggerisce che una riforma fiscale che detassi gli aumenti retributivi potrebbe generare un incremento dei consumi di 4 miliardi di euro, con un impatto positivo sul Pil di 2,4 miliardi di euro. Tale intervento contribuirebbe anche a contrastare la diffusione dei contratti pirata, che costano circa il 20% in meno rispetto ai contratti riconosciuti e tagliano istituti indiretti come il welfare bilaterale, emergendo come una forma di elusione contributiva e fiscale.
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La Situazione dei Contratti in Attesa di Rinnovo
Non tutti i lavoratori hanno beneficiato dei rinnovi contrattuali. L’ultima rilevazione dell’Istat, a fine giugno, indicava che 34 grandi contratti erano ancora in attesa di rinnovo, coinvolgendo un totale di 4,7 milioni di lavoratori. Nel secondo trimestre dell’anno, sono stati rinnovati solo tre accordi: nella distribuzione moderna organizzata e nei pubblici esercizi. Alcuni contratti, come quelli dei tessili e del trasporto merci su strada, sono ancora scaduti.
La nuova stagione di rinnovi contrattuali si preannuncia calda, soprattutto per i lavoratori pubblici, che attendono di vedere gli importi stanziati dal governo nella legge di bilancio. Il primo test riguarda il contratto dei ministeriali, che vede contrapposti l’Aran e i sindacati, e rappresenta un apripista per altri contratti pubblici.
Impatto Economico e Sociale degli Aumenti Retributivi
Gli aumenti retributivi, sebbene significativi, non sono sufficienti a recuperare completamente la perdita di potere d’acquisto delle famiglie provocata dalla fiammata inflazionistica del biennio 2022-2023. L’incremento totale pro-capite dei redditi è del 7,4% rispetto al 2022, con un aumento lordo nel biennio di 3.300 euro. Tuttavia, questo incremento non consente un recupero totale dell’aumento dei prezzi.
Per amplificare l’impatto positivo degli aumenti retributivi sull’economia, è necessario un intervento fiscale che detassi gli aumenti retributivi dai contratti riconosciuti. Questo contribuirebbe a contrastare la diffusione dei contratti pirata e a emergere l’elusione contributiva e fiscale, che rappresenta il 30% del totale dei rapporti di lavoro.
Bullet Executive Summary
In conclusione, l’aumento dei redditi pari a 19,1 miliardi di euro negli ultimi due anni rappresenta un segnale positivo per l’economia italiana. Tuttavia, il peso del fisco e l’inflazione continuano a limitare l’impatto positivo di questi aumenti sui consumi delle famiglie. Una riforma fiscale che detassi gli aumenti retributivi potrebbe generare un incremento significativo dei consumi e avere un impatto positivo sul Pil.
Per i consumatori consapevoli, è fondamentale comprendere l’importanza di una riforma fiscale che possa ridurre il peso del fisco sui redditi e incentivare i consumi. Inoltre, è essenziale essere informati sui contratti pirata e sulle loro implicazioni per il welfare bilaterale e l’elusione contributiva e fiscale. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e una riforma fiscale adeguata sarà possibile migliorare il potere d’acquisto delle famiglie italiane e stimolare una crescita economica sostenibile.