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- La direttiva UE sui rifiuti tessili punta a ridurre l'impatto ambientale, con un 38% attuale di tessuti riutilizzati o riciclati.
- Esportazioni di abiti usati dall'UE triplicate in 20 anni, raggiungendo 1,7 milioni di tonnellate nel 2019.
- Responsabilità estesa dei produttori per coprire i costi di raccolta e smaltimento dei tessili.
La crescente presenza del fast fashion rende la gestione dei rifiuti tessili una sfida di sempre maggiore impatto in Europa e nel mondo. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, un’ampia quantità di tessuti usati finisce come rifiuti urbani e viene incenerita per produrre energia; al contrario, solo il 38% è donato per il riutilizzo e riciclo. Negli ultimi vent’anni, le esportazioni di abiti usati dall’UE sono triplicate, raggiungendo 1,7 milioni di tonnellate nel 2019, spesso sotto forma di beni usabili ma destinati a mascherare i rifiuti. Questo contesto ha stimolato una crescente attenzione alle regole che potrebbero ridurre i danni ambientali lungo l’intera filiera tessile.
Durante un recente webinar ospitato da Erion Textiles, è stato esaminato il tema della responsabilità del produttore, della revisione della normativa sui rifiuti, nonché dei regolamenti di eco-design e della questione “fine dei rifiuti” per i prodotti tessili. Vincenzo Gente, Policy Officer della DG Ambiente della Commissione europea, ha illustrato dettagliatamente le iniziative legislative correnti nell’UE. La riforma della direttiva sui rifiuti, attualmente in fase di co-decisione tra Parlamento e Consiglio, punta a rendere l’industria tessile più circolare e rispettosa dell’ambiente.
Responsabilità Estesa del Produttore e Nuove Regole
La proposta della Commissione implica nuove regole comuni per estendere la responsabilità del produttore nel settore tessile, mirando a uniformare le leggi in tutta Europa. Questo approccio sottolinea il principio del “chi inquina paga”, dove i produttori si accollano i costi ambientali legati ai loro prodotti. I produttori dovrebbero occuparsi della gestione di fine vita dei tessili messi in commercio, garantendo la copertura dei costi di raccolta e smaltimento, e incentivando la ricerca sulla sostenibilità.
Un punto cruciale è che i tessuti separati durante la raccolta saranno legalmente considerati come rifiuti, indipendentemente dall’intenzione di riuso dell’utente finale. Le operazioni di selezione devono rispettare la scala delle priorità dei rifiuti, ovvero favorire il riutilizzo rispetto al riciclo e, ancor prima, all’incenerimento.
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Tempistiche e Futuro della Direttiva
Una volta superato il processo di trilogo e con la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale europea, ci sarà un periodo di tempo prima che la direttiva completa entri in vigore. Le disposizioni delle leggi nazionali devono essere adottate entro 18 mesi dall’entrata in vigore, mentre la realizzazione di schemi di responsabilità dei produttori deve avvenire entro 30 mesi dalla pubblicazione. Il Parlamento europeo sta spingendo per una rapida attuazione, ma il Consiglio opta per una transizione più lenta per consentire agli Stati membri di adattarsi.
Un’altro elemento significativo è rappresentato dai requisiti per decidere quando un tessuto risulta non più considerato come rifiuto, ma riutilizzabile. Il Centro comune di ricerca della Commissione europea (JRC) lavora a un proposta tecnica prevista per il completamento entro la fine del 2025.
Consapevolezza e Azione per un Futuro Sostenibile
Un’indagine condotta da Ipsos per Earth4All ha evidenziato come il 62% degli italiani riconosca i rischi ambientali che si avvicinano, mentre il 50% percepisce una esposizione a potenziali rischi climatici. La maggioranza degli intervistati è favorevole all’assegnazione di diritti legali alle generazioni future, nonché alla introduzione del reato di ecocidio. Questi risultati mostrano l’importanza di un rapido e determinato cambio di rotta verso la sostenibilità.
Il governo italiano ha l’opportunità di proporre un Complesso piano fiscale strutturale per promuovere le riforme della transitione energetica, oltre a varare una Legge sul Clima e a spingere per il riconoscimento dei diritti che tutelino le generazioni future. Inoltre, promuovere un disegno di legge che permetta di valutare l’Impatto Generazionale delle nuove normative sarà cruciale per costruire un domani sostenibile.