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Prezzi alla produzione in frenata negli USA: il segnale che può cambiare tutto

A luglio i prezzi alla produzione sono aumentati solo dello 0,1%, un dato inferiore alle previsioni che potrebbe spingere la Federal Reserve a tagliare i tassi di interesse da settembre.
  • I prezzi alla produzione negli USA sono aumentati solo dello 0,1% a luglio, al di sotto delle previsioni degli analisti.
  • Su base annua, l'aumento dei prezzi alla produzione è stato del 2,2%, contro attese del 2,3%.
  • Escludendo alimentari ed energia, i prezzi all'ingrosso core sono rimasti invariati da giugno e sono aumentati del 2,4% rispetto a luglio 2023.

Negli Stati Uniti, la frenata dei prezzi alla produzione continua a essere un tema centrale. A luglio, i prezzi hanno segnato un incremento dello 0,1%, un dato che si posiziona al di sotto delle previsioni degli analisti. Su base annua, l’aumento è stato del 2,2%, contro attese del 2,3%. Questi dati, in attesa dell’indice dei prezzi al consumo che sarà diffuso mercoledì, confermano un raffreddamento delle pressioni inflazionistiche e corroborano la previsione di un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, probabilmente a partire da settembre.

Escludendo i prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia, che tendono a fluttuare di mese in mese, i cosiddetti prezzi all’ingrosso core sono rimasti invariati da giugno e in aumento del 2,4% da luglio 2023. Gli aumenti sono stati più lievi di quanto previsto e quasi coerenti con il 2% che è l’obiettivo di inflazione della Fed. Dopo l’uscita dei dati, la Borsa di Wall Street ha aperto in rialzo.

Wall Street in Rialzo: L’Impatto sui Mercati Finanziari

A Piazza Affari, Tim scivola in fondo al listino, giù le banche. A Piazza Affari, acquisti su Nexi che chiude da prima della classe (+2,43%). Bene il comparto energetico con l’Euro Stoxx 600 utilities tra i migliori a +0,94%. A guidare i rialzi Hera (+1,4%), Enel (+1,04%) e Terna (+1,03%). Giù le banche con Bper che scivola a -1,24%, seguita da Mps (-0,43%); chiude in fondo al listino Tim (-1,45%) dopo i rialzi della mattinata in scia all’accordo per l’uscita definitiva dal capitale di Inwit (+0,39%).

L’accordo prevede la vendita al fondo Ardian della quota residua pari al 10% detenuta in Daphne 3, holding che possiede il 29,9% del gruppo delle torri di trasmissione per le telecomunicazioni, e si basa su una valutazione delle azioni Inwit pari a 10,43 euro, comportando per Tim un incasso, aggiuntivo rispetto alla guidance 2024, di circa 250 milioni di euro, tenendo conto dell’indebitamento netto esistente a livello di Daphne 3.

Buona performance per Prysmian che sul finale incrementa i guadagni e chiude a +1,29%. A supportare il titolo la vittoria di una causa negli Stati Uniti, che gli è valsa un risarcimento pari a 96,5 milioni di dollari. Secondo Intermonte la notizia «conferma come la protezione dei segreti commerciali sia tutelata sul maggiore mercato in cui opera la società». Il risarcimento, notano inoltre gli analisti, è pari a circa lo 0,5% della market cap di Prysmian.

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Il Mercato delle Materie Prime e delle Valute

Prezzi in calo per il greggio, dopo il rally della vigilia. Il Brent era salito infatti di oltre il 3%, inanellando la quinta sessione consecutiva di rialzi. «Malgrado l’Opec abbia rivisto al ribasso i consumi per quest’anno, continuano a prevalere i timori per l’escalation in Medio Oriente, dove si ritiene imminente un attacco dell’Iran su Israele», dicono gli analisti di Mps. In calo anche l’andamento del gas Ttf, appena sopra la soglia dei 39 euro al MWh: «Malgrado l’intensificarsi delle azioni militari – dice Mps – Russia e Ucraina hanno dichiarato di voler mantenere i flussi di gas verso l’Europa tramite lo snodo di Sudzha».

Mantengono le posizioni i prezzi dell’oro, sempre spinti dalle crescenti preoccupazioni per una potenziale guerra totale tra Israele e Iran. «I media continuano a suggerire l’alta probabilità di un attacco iraniano contro Israele come ritorsione per il recente assassinio di alleati di Teheran. Una simile mossa potrebbe innescare un conflitto aperto con conseguenze geopolitiche ed economiche imprevedibili per la regione e non solo, portando a un aumento della domanda di beni rifugio come l’oro», notano gli analisti di ActivTrades.

Sul mercato valutario, l’euro si rafforza leggermente contro il dollaro, ma senza scossoni, in attesa che si chiarisca il quadro dell’economia Usa. Continua a rimanere protagonista lo yen che, dopo l’indebolimento registrato nella seduta di lunedì, prosegue la stessa tendenza. «Le dichiarazioni di estrema cautela nella fase di rialzo dei tassi rilasciate la scorsa settimana dalle autorità monetarie continuano a condizionare la valuta nipponica, che risente anche del dato sui prezzi alla produzione giapponesi inferiore alle attese», dicono gli analisti di Mps.

Il Nasdaq Guida il Rialzo degli Indici USA

I principali indici azionari statunitensi si consolidano in territorio positivo, dopo il dato – migliore delle attese – dei prezzi alla produzione. Alle ore 18.40 il Dow Jones era in progresso dello 0,77% a 39.661 punti, mentre l’S&P500 guadagnava l’1,31% a 5.414 punti. Performance migliore per il Nasdaq (+1,99% a 17.114 punti). In evidenza Starbucks (+20,7% a 92,95 dollari): la società ha annunciato la nomina di un nuovo amministratore delegato. Prosegue il trend positivo di NVIDIA (+5,08% a 114,56 dollari), dopo il forte rialzo messo a segno nella seduta precedente.

Chiusura in leggero calo per lo spread tra BTp e Bund in un contesto di generale flessione per i rendimenti sulla curva euro. I dati sui prezzi alla produzione Usa hanno tranquillizzato i mercati sull’andamento dell’inflazione in vista di un possibile taglio dei tassi da parte della Fed, favorendo gli acquisti dei bond governativi. A fine seduta il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005560948) e il paris cadenza tedesco si è attestato a 141 punti, dai 144 punti di lunedì sera. Scende, più nettamente, il rendimento del BTp decennale benchmark che ha segnato un’ultima posizione al 3,57%, dal 3,64% del riferimento precedente.

Bullet Executive Summary

La recente frenata dei prezzi alla produzione negli Stati Uniti potrebbe rappresentare un punto di svolta per la politica monetaria della Federal Reserve, con un possibile taglio dei tassi di interesse in vista. Questo scenario ha avuto un impatto significativo sui mercati finanziari, con Wall Street che ha reagito positivamente e il Nasdaq che ha guidato i rialzi. La situazione geopolitica e le fluttuazioni delle materie prime continuano a influenzare il mercato, mentre le valute mostrano movimenti cauti in attesa di ulteriori sviluppi economici.

In un contesto di difesa dei consumatori, è essenziale comprendere come le politiche monetarie influenzino il potere d’acquisto e la stabilità economica. La consapevolezza di questi meccanismi può aiutare i consumatori a prendere decisioni finanziarie più informate e a proteggere i propri interessi in un mercato in continua evoluzione.

Inoltre, la nozione avanzata di economia circolare può essere applicata per comprendere come le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime influenzino la sostenibilità delle risorse. Adottare pratiche di consumo più responsabili e sostenibili non solo protegge l’ambiente, ma può anche offrire una maggiore resilienza economica in tempi di incertezza.

Questi temi, sebbene complessi, offrono spunti di riflessione importanti per chiunque desideri navigare con consapevolezza nel panorama economico moderno.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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